Vai al contenuto

Tricopigmentazione, un rimedio contro la calvizie sempre più diffuso

Uomo allo specchio si sistema i capelli

Quello della calvizie è un problema annoso che tocca da sempre tantissime persone, oggi, tuttavia, è possibile fronteggiare in maniera assai efficace grazie a molteplici ed interessanti opportunità di nuova generazione.

Tra queste vi è la tricopigmentazione, una metodologia molto apprezzata non solo per i risultati che sa offrire, ma anche per i suoi livelli di invasività, assolutamente minimi.

Pur essendo una tecnica piuttosto “giovane”, la tricopigmentazione si è già imposta come una delle soluzioni contro la calvizie in assoluto più diffuse, rientra infatti tra le proposte di cliniche di chirurgia estetica di fama nazionale come www.clinicbiorigeneral.com, andiamo dunque a scoprirla più da vicino.

Uomo allo specchio si sistema i capelli

La tricopigmentazione è un tipo di trapianto?

Iniziamo col dire che la tricopigmentazione non è un trapianto di capelli: il numero di capelli realmente presenti sulla testa del paziente, infatti, non viene in nessun modo variato.

Nonostante ciò, la tricopigmentazione sa garantire un risultato più che apprezzabile dal punto di vista estetico, dando l’impressione che la capigliatura sia più folta senza che, come detto, si effettui alcun trapianto.

Questo è sicuramente un grande punto di forza in termini di bassa invasività, ma su questo ci soffermeremo in seguito.

Come viene realizzata la tricopigmentazione?

La tricopigmentazione prevede che vengano applicati, in corrispondenza delle aree da infoltire, dei piccoli pigmenti bioriassorbibili, assolutamente ben tollerati dalla pelle e studiati appositamente per il cuoio capelluto.

Proprio per questa sua caratteristica, la tricopigmentazione è spesso paragonata ad un tatuaggio, anche se si tratta di una metodologia tecnicamente ben diversa dai tatuaggi propriamente intesi.

A quali esigenze estetiche può rispondere la tricopigmentazione?

La tricopigmentazione è in grado di rispondere efficacemente a diverse esigenze estetiche.

Nella grande maggioranza dei casi, la tricopigmentazione viene effettuata per realizzare il cosiddetto effetto rasato: in questi casi i pigmenti applicati offrono un effetto analogo a quello di capelli tagliati cortissimi, e questa soluzione è molto gettonata dagli uomini, soprattutto quelli che hanno una sommità ormai del tutto calva o notevolmente diradata.

Come si diceva, la tricopigmentazione può essere utile anche per necessità differenti, può ad esempio essere realizzata su chi ha dei capelli lunghi, in modo che i pigmenti realizzino un vero e proprio effetto riempitivo, donando alla capigliatura un aspetto più folto; una soluzione, questa, che sa rivelarsi ideale sia per gli uomini che per le donne.

Non solo: questa tecnica è perfetta anche per porre rimedio alla mancanza di capelli limitata ad un punto ben definito, come può essere quello corrispondente ad una cicatrice.

Dal momento che le metodologie di autotrapianto implicano l’insorgere di piccole cicatrici sulle zone cosiddette “donatrici”, queste sono spesso mascherate facendo ricorso proprio alla tricopigmentazione, per rendere il risultato finale ancor più impeccabile ed armonioso.

Il risultato ottenuto con la tricopigmentazione è permanente?

La tricopigmentazione è da considerarsi come una soluzione semipermamente: i pigmenti applicati assicurano un effetto duraturo, ma non permanente, di conseguenza dopo un determinato lasso temporale dalla prima seduta, nell’ordine di diversi mesi, è necessario far effettuare un ritocco.

Questo non rappresenta affatto un limite, anzi è un punto di forza di questa soluzione, in primis perché il paziente evita lo stress di doversi sottoporre a un intervento che abbia effetti permanenti, e poi perché i ritocchi periodici consentono di rendere il risultato più naturale in rapporto all’età e ai cambiamenti fisici che possono manifestarsi.

La tricopigmentazione può rivelarsi problematica?

Come detto in precedenza, l’invasività della tricopigmentazione non è neppure paragonabile a quella di trapianti ed autotrapianti, interventi certamente molto più complessi nella loro esecuzione.

La tricopigmentazione non comporta rischi degni di nota, se non quelli legati all’esecuzione di un normale tatuaggio. Inoltre la fase post-operatoria non richiede particolari accorgimenti; al più possono verificarsi, subito dopo l’intervento, dei rossori localizzati destinati a rientrare autonomamente nell’arco di breve tempo.

Inoltre, le sedute di tricopigmentazione non sono dolorose; eventuali fastidi, comunque mai elevati, possono ad ogni modo essere placati utilizzando delle apposite creme anestetiche.

È utile sottolineare, infine, che la tricopigmentazione non può danneggiare i capelli: i pigmenti, infatti, sono applicati a livello superficiale, e non interessano in alcun modo le zone più profonde in cui sono radicati i bulbi.

Non comporta rischi degni di nota se non quelli legati all’esecuzione di un normale tatuaggio.

Riproduzione riservata © 2024 - LEO

ultimo aggiornamento: 20 Novembre 2024 9:19

Il dolce richiamo della tradizione: i confetti alla mandorla ritornano protagonisti